Continuando la discussione, Alessio ha approfondito ulteriormente le sue difficoltà con il fantasy, evidenziando il problema delle risorse limitate. Ha spiegato come nel contesto moderno, sia esso supereroico o fantascientifico, l’accesso immediato alla tecnologia rende l’esperienza di gioco più fluida e meno frustrante. In contrasto, il contesto fantasy, privo di tali comodità, richiede una maggiore dipendenza dalle risorse e dall’intuito del personaggio e del giocatore. Questo approccio “alla Cast Away” non è più appealing per lui, che desidera avere a disposizione strumenti e supporti strutturati.
Alessio ha ribadito la sua preferenza per un setting fantasy strutturato, con personaggi che lavorano per un’autorità solida, equipaggiati e finanziati per svolgere missioni specifiche. Questa visione elimina la necessità di preoccuparsi delle risorse quotidiane, permettendo ai giocatori di concentrarsi sulla storia e sui personaggi.
La frustrazione dei tropi fantasy
Alessio ha ribadito anche la sua frustrazione per i tropi ricorrenti nel fantasy, come i templi misteriosi e le divinità oscure. Ha raccontato come, a 52 anni, sia ancora costretto a giocare questo tipo di situazioni, che trova noiose e prevedibili. La sua richiesta è di evitare questi cliché e di introdurre elementi nuovi e interessanti che mantengano il gioco dinamico e coinvolgente.
Roberto ha sottolineato come molte delle problematiche di Alessio derivino da una cattiva gestione del gioco da parte dei master. Ha suggerito che non è necessario appartenere a un’organizzazione strutturata per godersi il fantasy, ma è importante eliminare le procedure inutili e concentrarsi su sfide significative.
Il Paradosso del fantasy D&D
Roberto ha spiegato come il D&D sia stato adattato nel tempo per soddisfare la domanda di un fantasy epico, nonostante il suo DNA originale fosse basato sull’esplorazione e il combattimento. Ha criticato l’aggiunta di tropi alla Tolkien, che hanno reso il gioco farraginoso e poco coerente con le sue radici. Questa stratificazione di elementi ha portato a una serie di prassi e sottosistemi che complicano il gioco, allontanandolo dalla sua essenza originale.
Roberto ha anche evidenziato come il contesto del D&D sia spesso mal compreso, con ambientazioni che cercano di essere realistiche ma che in realtà sono mitiche e incoerenti. Questo fraintendimento porta a situazioni in cui i giocatori devono affrontare tropi inutili e procedure inutili, rendendo il gioco meno godibile.
Convergendo verso una visione condivisa
Alessio ha concluso riconoscendo che il fantasy, come è stato presentato e giocato finora, non fa per lui. Ha accettato la tesi di Roberto, comprendendo che la sua insoddisfazione deriva dalla cattiva gestione del gioco e dall’uso eccessivo di tropi. Ha ribadito la sua preferenza per setting con più tecnologia e strutture organizzate, trovando più appagante un approccio moderno o supereroico.
Roberto ha aggiunto che è possibile giocare un fantasy diverso, evitando la base di D&D come regolamento e setting, e utilizzando altri tropi. Questa riflessione ha aperto nuove possibilità per esplorare il genere fantasy in modi innovativi e più adatti ai gusti e alle esigenze attuali dei giocatori.
(continua)