Il gruppo di appassionati di GDR su Telegram ha avuto una lunga e interessante conversazione su Vileborn, un nuovo gioco di ruolo fantasy nobledark, che sembra aver generato più scetticismo che entusiasmo. Invernomuto ha aperto la discussione condividendo le sue impressioni dopo aver seguito una live su Twitch dedicata al gioco. La premessa di Vileborn è intrigante: i giocatori interpretano giovani eroi chiamati Stirpevile, con un oscuro retaggio, in un mondo segnato dall’Oscurità e da una società in crisi. Con un sistema di gioco basato su sei approcci (Impeto, Volontà, Ascendente, Ragione, Precisione e Sotterfugio) e l’utilizzo di dadi di diverse dimensioni per risolvere le azioni, Vileborn promette un’esperienza intensa e sfidante.
Tuttavia, non tutti sono rimasti impressionati. Andrea ha subito evidenziato come il progetto sembri più orientato al marketing che al vero game design, con un’ambientazione che, nonostante gli sforzi, non è riuscita a colpirlo. Alessandro ha condiviso la sua esperienza di essere stato bombardato da pubblicità su Vileborn, soprattutto su Facebook e Instagram, senza però riuscire a farsi coinvolgere dal tema proposto. Anche Yuri ha espresso la sua perplessità, fermandosi già alla definizione “nobledark”, che ha trovato poco attraente.
Invernomuto ha poi approfondito il suo punto di vista dopo aver visto la live, criticando l’eccessivo entusiasmo con cui il team di Vileborn presenta il progetto, paragonando l’approccio a quello di un chirurgo che fa un trapianto di cervello con il paziente sveglio. La critica è chiara: le aspettative create dal linguaggio altisonante e dai proclami non sono supportate da una sostanza di gioco altrettanto solida.
Roberto ha aggiunto al dibattito una riflessione più ampia sul panorama dei GDR in Italia, affermando che qui spesso si punta più sul marketing che sul vero sviluppo di sistemi di gioco innovativi. Ha citato Not the End come esempio, un gioco che ha avuto successo in Italia ma che non è riuscito a sfondare all’estero. Al contrario, Fabula Ultima sembra avere un riscontro migliore anche a livello internazionale. Tuttavia, anche su questo titolo, il gruppo si è mostrato critico.
Yuri ha ricordato come molte persone si fermino a pochi giochi, spesso per la difficoltà di approcciarsi a nuove meccaniche o per manuali non sempre chiari. Invernomuto ha condiviso la sua frustrazione nel vedere giochi con potenziale trattati in modo tradizionale, con master che non sembrano aver colto lo spirito del sistema. Questo ha portato a una riflessione sui JRPG e su come la loro trasposizione in GDR da tavolo, come in Fabula Ultima, possa risultare forzata. Michele ha sottolineato come la fedeltà ai videogiochi, con combattimenti simili a Pokémon e una struttura railroad, possa funzionare in un JRPG ma rischi di annoiare al tavolo. Invernomuto ha espresso il timore che questa trasposizione possa addirittura rovinare i ricordi che si hanno dei JRPG classici.
Michele ha riconosciuto che, nonostante tutto, esisterà sempre una nicchia di giocatori a cui queste esperienze piaceranno, anche se forse non sempre con una piena consapevolezza di cosa stanno giocando. Invernomuto ha chiosato il discorso con una riflessione provocatoria: se il fascino di certi giochi deriva solo dal richiamo a personaggi e ambientazioni famose, forse sarebbe meglio lasciar perdere il manuale e dedicarsi a un cosplay improvvisato.
In definitiva, la conversazione ha messo in luce le sfide e le contraddizioni dei GDR moderni, divisi tra la fedeltà a generi preesistenti, la necessità di innovazione, e il rischio di alienare i giocatori più tradizionali. Se da un lato ci sono progetti che cercano di catturare l’essenza di altri media, dall’altro emerge la consapevolezza che non tutto ciò che funziona in un contesto può essere trasposto con successo in un altro.