Chiunque abbia giocato a un gioco di ruolo conosce bene questa scena: il gruppo di personaggi si trova in una biblioteca polverosa alla ricerca dell’unico documento che contiene la prova decisiva. Si tirano i dadi per investigare, ma i risultati sono pessimi. Nessuno supera la difficoltà. E ora? La storia si blocca. I giocatori si guardano, il master sfoglia le note, il tempo passa. Forse bisogna improvvisare una scorciatoia, o semplicemente arrendersi: “non trovate niente”.
Questo è l’incubo di molti tavoli: un fallimento che non produce niente. Non un colpo di scena, non una nuova direzione, ma un vuoto. È da qui che nasce il concetto di fail forward, spesso tradotto come “fallire in avanti”.
Il fail forward è un approccio secondo cui il fallimento non deve bloccare la narrazione, ma spingerla da qualche parte. Non si tratta di trasformare i fallimenti in successi travestiti, né di annullare il rischio. Si tratta piuttosto di considerare ogni esito, positivo o negativo, come un cambio di stato che fa avanzare la fiction.
Nato in ambienti di design narrativo e discusso in particolare nei giochi indie degli ultimi vent’anni, il fail forward è diventato un concetto ricorrente nelle conversazioni tra giocatori e autori. A volte esaltato, a volte frainteso, rimane uno degli strumenti più interessanti per capire come gestire la tensione al tavolo.
Perché il fail forward è utile
Il primo motivo è semplice: evita lo stallo. Nessuno vuole che una sessione intera si inceppi perché un tiro sfortunato impedisce al gruppo di accedere a un’informazione cruciale o di varcare una porta chiusa. I giochi sono esperienze collettive, e l’inerzia è nemica del divertimento.
Il secondo motivo riguarda il ritmo narrativo. Un buon racconto —che sia scritto, filmato o giocato al tavolo— non rimane mai fermo. Ogni scena deve portare qualcosa di nuovo. Un fallimento che lascia le cose identiche a prima è narrativamente sterile. Al contrario, un fallimento che produce complicazioni aggiunge tensione e sostanza.
Terzo: il fail forward trasforma il fallimento in opportunità creativa. Invece di dire “non riesci”, possiamo chiederci: cosa succede di imprevisto? Che nuovo PNG entra in scena? Quale problema emerge? Quale risorsa si perde? Il gioco si arricchisce di dettagli e il mondo di gioco sembra più vivo, perché reagisce agli eventi.
Infine, il fail forward aiuta a dare senso al rischio. Se i fallimenti portano a conseguenze significative, i successi acquistano più valore. In un sistema dove il peggio che può capitare è “non succede nulla”, il rischio è piatto. Invece, quando il fallimento comporta nuovi sviluppi, i giocatori percepiscono che ogni tiro importa davvero.
Come applicarlo in gioco
Il fail forward non è una regola scritta in pietra, ma un atteggiamento. La domanda chiave è: come cambia la situazione dopo questo tiro?
Se la risposta è “non cambia”, allora siamo davanti a un’occasione persa. Se la risposta è “qualcosa si muove, in bene o in male”, allora siamo sulla strada giusta.
Tipologie di conseguenze
- Costo: il personaggio ottiene ciò che voleva, ma a caro prezzo. Perde tempo, denaro, salute, reputazione.
- Complicazione: l’azione fallisce, ma succede qualcos’altro di interessante. Arriva una guardia, si rompe l’oggetto, si rivela un imprevisto.
- Apertura narrativa: il fallimento non porta all’obiettivo sperato, ma apre nuove strade. Il documento cercato non si trova, ma emerge una lettera che allude a un personaggio misterioso.
Coerenza con il tono del gioco
Il fail forward non ha lo stesso sapore in ogni contesto. In un dungeon crawler letale, fallire può voler dire subire una trappola mortale. In una commedia romantica, fallire può voler dire che l’appuntamento va male ma genera una scena imbarazzante e divertente. La regola d’oro è: che tipo di storia stiamo raccontando? Le conseguenze devono armonizzarsi con il tono.
Esempi concreti
- Investigativo: invece di “non trovi niente”, il fallimento può portare a un indizio incompleto, fuorviante o compromettente. Magari trovi il documento, ma è macchiato e manca la parte cruciale.
- Azione: un colpo mancato può significare che l’avversario contrattacca, o che il personaggio perde la posizione favorevole.
- Sociale: fallire un tiro di persuasione non vuol dire “non ti ascolta”, ma “ti ascolta e si insospettisce”, oppure “accetta, ma a condizioni molto più dure”.
Il punto non è proteggere i personaggi dalle conseguenze, ma rendere ogni esito significativo.
I limiti del fail forward
Come ogni concetto che prende piede, anche il fail forward rischia di essere trattato come un dogma. Ma ha dei limiti, ed è importante riconoscerli.
Non banalizzare il fallimento
Se il fallire diventa sempre un successo mascherato, si perde il senso del rischio. Non tutto deve andare avanti come previsto: il gioco ha bisogno anche di cadute autentiche.
Attenzione al ritmo
Non ogni tiro richiede un fail forward. A volte il silenzio, il vuoto, il “non succede” possono avere senso, specie se il gioco punta sull’atmosfera o sull’attesa. Un horror può trarre forza anche dal nulla che avanza.
Effetto tapis roulant
Se ogni fallimento porta solo a “un altro ostacolo da superare”, il rischio è di appiattire la tensione. Non si percepisce un cambiamento reale, solo una sequenza infinita di problemi. Per questo è importante variare: a volte un fallimento deve portare a un cambiamento drastico, non solo a un ostacolo in più.
Buone pratiche per bilanciarlo
Il fail forward non è un pulsante da premere, ma uno strumento da dosare. Alcuni accorgimenti possono aiutare.
- Alternanza di esiti: non solo complicazioni. Anche successi netti e fallimenti duri devono avere spazio, per mantenere la varietà e la tensione.
- Valorizzare le risorse: far pesare il costo delle azioni fallite, che siano punti vita, tempo, o semplicemente opportunità perse.
- Evitare la scorciatoia narrativa: il fail forward non serve ad arrivare comunque “alla trama scritta”. Serve a creare insieme una storia che avanza in modi imprevisti.
- Lasciare spazio alle sorprese: un buon fail forward apre strade nuove, che nessuno al tavolo aveva pianificato. È un invito a esplorare il non previsto.
Conclusione: fallire è giocare
Il fail forward, in fondo, non è un trucco da manuale ma un atteggiamento verso il gioco. Significa riconoscere che il fallimento non è un’interruzione ma una trasformazione. Che una porta chiusa non è un muro, ma l’occasione per trovare un’altra strada.
Non bisogna trasformarlo in una religione, né usarlo per sterilizzare i rischi. Deve restare ciò che è: uno strumento per mantenere la storia viva, interessante, sorprendente.
Alla fine, la misura del fail forward non sta nei manuali né nei forum, ma nelle esperienze concrete di gioco. Nei tavoli in cui i giocatori ridono perché il loro piano è andato in fumo, ma da quel disastro è nata una delle scene più memorabili. Nei momenti in cui un fallimento non ha bloccato la serata, ma l’ha resa migliore.
Fallire in avanti significa ricordare che anche gli errori raccontano. E nei giochi di ruolo, raccontare insieme è tutto ciò che conta.
Lascia un commento