Ambientazioni nuove e mitigazione dello “spaesamento”

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Poco dopo la sessione di EB condotta da Yuri, Alessandro apre la discussione ammettendo di essersi trovato inizialmente spiazzato dall’ambientazione bizzarra di Electric Bastionland (EB), ambientazione che si discosta nettamente da quelle tipiche del genere fantasy a cui è abituato. Da qui, una certa difficoltà ad intervenire nelle prime scene e ad ingranare. Collegandosi a queste considerazioni, Nicola ricorda di essersi trovato in una situazione simile durante la prima sessione, non avendo come riferimenti i tropi del genere a cui EB si ispira. Entrambi concordano sulla necessità di essere pronti ad adattarsi e a capire le peculiarità del mondo di gioco, anche (e soprattutto) quando quest’ultimo presenti contesti differenti da quelli abituali. Questa capacità di adattamento facilita l’inquadramento del contesto di gioco, fondamentale per immergersi nel flusso di gioco. Alessandro aggiunge che, essendo alla sua prima esperienza con EB, per entrare nella giusta ottica di gioco ha trovato utile prestare attenzione all’evolversi delle situazioni piuttosto che fossilizzarsi sulla scheda del personaggio e preoccuparsi delle meccaniche.

Invernomuto, riflettendo sul suo iniziale spaesamento, fa notare come la marcata eterogeneità dell’ambientazione (una sorta di melting pot con personaggi stravaganti e bizzarri) abbia reso tutto più complesso. Inoltre, nonostante conosca già EB, ritiene che l’immedesimazione nelle situazioni di gioco possa essere molto agevolata avendo a disposizione  al tavolo materiale concreto (come una serie di immagini) che riesca a veicolare l’atmosfera e dia “a colpo d’occhio” un’idea dell’ambientazione. Esprime, poi, il proposito di sperimentare questo metodo in futuro, anche con sistemi di gioco asciutti, come Ensemble.

Roberto pone l’accento sull’importanza al tavolo di essere tutti allineati sui tropi del genere e sulle caratteristiche dell’ambientazione su cui il gioco si basa, e, in generale, di avere chiari i concetti di base del gioco. In caso contrario, ci si troverebbe nella posizione difficile di dover colmare le lacune senza garanzia di riuscirci, con conseguente compromissione dell’immedesimazione e della partecipazione alla sessione. Porta l’esempio delle recenti sessioni a Galactic Havoc (GH) con Alessandro, BCrum e Nicola, che, non rifacendosi al modello della hard sci-fi, si presenta come un gioco di avventura spaziale accessibile anche a chi non ha familiarità con la fantascienza. Al contrario, giochi come Sol: Beyond Earth richiedono una certa infarinatura di concetti scientifici e astronautici per essere apprezzati appieno:  in quel caso, il problema non è solo visivo, non si tratta solo di illustrazioni e spunti, ma l’ambientazione richiede una comprensione più approfondita. Anche EB, per essere giocato in modo soddisfacente, richiede una conoscenza approfondita del genere letterario di riferimento, il science fantasy weird inglese.

Complessivamente, da questo stimolante e vivace confronto sono emerse sia l’importanza di mantenere una mentalità aperta e flessibile nei confronti di nuovi generi ed ambientazioni, evitando di rifiutarli a priori in quanto estranei alla propria zona comfort,  sia quella di avere familiarità con i tropi del genere e le caratteristiche specifiche dell’ambientazione scelti per poter apprezzare pienamente l’esperienza di gioco al tavolo.