Nella chat di oggi, Andrea ha lanciato una domanda intrigante: come reagiremmo a un gioco di ruolo che porta i giocatori a interagire per strada, sfruttando la realtà aumentata (AR) o la realtà virtuale (VR)? Una sorta di “Pokémon Go” in salsa GDR, con l’obiettivo di creare interazioni significative tra sconosciuti.
Andrea ha raccontato di conoscere un gruppo che sta sviluppando un’app che, di fatto, porta il concetto di Pokémon Go nel mondo dei giochi di ruolo. Ma, come appassionato di GDR tradizionali, non è del tutto convinto che una simile app possa replicare la profondità narrativa e le interazioni significative tipiche del gioco da tavolo. La sua preoccupazione principale è che tali interazioni si riducano a semplici combattimenti o scambi di oggetti, senza il coinvolgimento emotivo e la costruzione di una storia che caratterizzano i GDR da tavolo.
Roberto ha subito sollevato una questione cruciale: un gioco del genere sarebbe davvero un GDR o finirebbe per assomigliare di più a un videogioco? Per lui, i giochi di ruolo “veri” restano quelli da tavolo, dove la narrazione condivisa è al centro dell’esperienza. Ha poi sottolineato come la realtà aumentata potrebbe avvicinarsi più al LARP (Live Action Role-Playing) che al GDR tradizionale, ma dubita che possa sostituire la magia del teatro della mente.
Michele ha condiviso la sua esperienza con un’avventura in VR a Milano, sottolineando come l’immersione fosse incredibile: toccare ostacoli fisici che nel gioco diventavano ponti pericolanti o enormi ingranaggi ha reso l’esperienza davvero coinvolgente. Secondo lui, un simile setup sarebbe perfetto per il larping, ma si domanda perché non stia prendendo piede.
Invernomuto ha risposto con un’analisi sulle limitazioni attuali della tecnologia VR: dispositivi ingombranti, costosi, con batterie che si scaricano troppo in fretta, e una diffidenza crescente verso le grandi corporazioni come Meta. Ha anche accennato al fatto che la VR potrebbe rimanere relegata a esperienze occasionali e non diventare mai una parte essenziale del gioco di ruolo, a meno che non si verifichi una rivoluzione tecnologica in stile Ready Player One.
Il discorso si è poi spostato sui costi, con Michele che ha fatto notare come, nonostante le esperienze VR possano sembrare costose, siano in realtà più economiche di molti LARP tradizionali. Tuttavia, Roberto ha ribattuto che, anche se la VR può offrire esperienze uniche, non la vede come una minaccia per i GDR tradizionali, ma piuttosto come un’evoluzione del mondo videoludico.
In conclusione, la discussione ha messo in luce un certo scetticismo sulla possibilità che AR o VR possano davvero sostituire i giochi di ruolo da tavolo. Mentre c’è curiosità e interesse per queste nuove tecnologie, c’è anche la sensazione che la loro diffusione sia ancora lontana dall’essere una realtà concreta, soprattutto per quanto riguarda il creare esperienze che possano competere con la profondità narrativa e la socialità dei GDR tradizionali.
Il futuro del GDR potrebbe vedere l’AR e la VR come strumenti integrativi, ma difficilmente sostituiranno la magia del gioco di ruolo da tavolo che conosciamo e amiamo. Tuttavia, con la giusta tecnologia e un approccio che valorizzi la narrazione e l’interazione sociale, chi può dire dove potremo arrivare?